Vino e Millennial: Joe Fattorini spiega perché la Generazione Y non dovrebbe essere un target per la wine industry

Ott 28, 2019

Il rapporto tra vino e Millennial interessa diverse pagine della moderna letteratura sull’industria vinicola. Joe Fattorini, che in quest’ultima ha molta esperienza, crede fermamente che la generazione del millennio non sia un target per il wine business, non meriti di ricevere una particolare attenzione e le aziende vinicole non dovrebbero dunque riporre su di essa le proprie speranze. Ma cosa, dei Millennial, lo ha convinto di questo?

Parliamo dei Millennial e del loro approccio al vino. Il gruppo in questione ha diversi nomi – ad esempio Generazione Y, Next o Net Generation, Echo Boomers o Peter Pan Generation – e indica a grandi linee i nati tra il 1981 e il 2000. L’industria vinicola spende una grande quantità di denaro per il wine marketing su questa sezione demografica specifica, ma c’è chi sostiene che questa sia una strategia sbagliata. Joe Fattorini crede infatti che non sia possibile definire con precisione i Millennial e, di conseguenza, investire in un marketing mirato a loro sia un trend troppo celebrato nonché un enorme rischio per il business del vino.

 Chi è Joe Fattorini: comunicatore, influencer e autore enologico

Nel corso della propria carriera, Joe Fattorini ha ricoperto diversi ruoli. L’attuale direzione ha cominciato a prendere forma durante il Master in Filosofia presso l’Università di Strathclyde a Glasgow, con una ricerca sul rapporto tra cibo e religione. Durante gli studi è stato una penna prolifica per il settore del wine business, scrivendo tra l’altro il primo libro di testo al mondo sulla gestione delle vendite di vino on-trade. Oggi può vantare diversi traguardi nell’industria vinicola: è ad esempio un habitué del The Wine Show, una serie britannica trasmessa da ITV. È poi responsabile delle vendite di Fields Morris & Verdin, del gruppo Berry Bros & Rudd, nonché il proprietario di un portale che vende vino online da 25 anni. Fattorini ha vinto inoltre numerosi premi, tra cui il Communicator of the Year, l’IWC Personality of the Year e, quest’anno, la nomina tra le 25 voci più influenti nel settore vinicolo britannico.

 Perché concentrarsi sui Millennial quando c’è tutto un mondo attorno?

Da uno sguardo al suo curriculum è possibile intuire come Joe Fattorini non sia un dilettante in materia di commercio, trend di mercato e marketing del vino. Eppure, la sua opinione circa i Millennial e il relativo ruolo in qualità di consumatori di vino ha incontrato non poche resistenze. L’edizione 2019 del forum per la wine industry wine2wine gli darà spazio per sottoporci la sua visione e spiegare che «non ci sono prove del fatto che [i Millennial siano] un segmento di mercato compatto e unitario, legato da tratti comuni che ci permettono di definire uno specifico target a cui vendere il nostro vino». È da questo che Fattorini prende le mosse per sostenere che i produttori e le aziende vinicole non dovrebbero concedere alla Generazione Y un trattamento preferenziale. Ed è sempre in virtù di questo che suggerisce di ignorare semplicemente i Millennial per concentrarsi su altri profili, che si sono dimostrati target di mercato redditizi e consumatori affidabili.

 La reputazione dei Millennial

Come si schiererebbe un’ipotetica giuria popolare di fronte a queste opinioni di Joe Fattorini su Millennial e vino? Diamo qualche elemento per valutare quale sia l’opinione generale sui Millennial. Time Magazine ha pubblicato un articolo intitolato “Millennials: The Me Me Me Generation“(letteralmente “la generazione dell’Io Io Io Io Io Io Io”) dove venivano etichettati come pigri narcisisti e, come si intuisce dal titolo, ossessionati da sé stessi. Tuttavia, altre fonti li riconoscono come individui di mente aperta, liberali, che sanno esprimere sé stessi, positivi, appassionati nel sostenere la parità. Ci sono insomma posizioni contraddittorie che rendono difficile delineare un giudizio unanime della giuria sui Millennial. Fattorini è tuttavia chiaro e categorico sul fatto che, spendendo tempo e risorse per questa specifica sezione demografica, stiamo ignorando i veri consumatori target, di età diverse, entusiasti e anche con più soldi da spendere per il vino.

 I soldi fanno girare il mondo

Secondo un articolo di LinkedIn pubblicato all’inizio di quest’anno, nell’ultimo decennio la generazione dei Millennial è rimasta indietro quanto a ricchezza generata e a reddito disponibile. Questo è spiegabile con un mix di fattori quali gli elevati debiti derivanti dai prestiti studenteschi, la stagnazione dei salari, la difficoltà nel trovare lavoro dopo la recessione del 2007-2009. Joe Fattorini sembra suggerire che l’industria vinicola non dovrebbe puntare a un prospect che non ha i mezzi per acquistarne i prodotti. Dice infatti: «Chiedetevi questo: è davvero possibile che il 10% della popolazione, che detiene meno del 10% del reddito disponibile, sia 42 volte più importante di tutte le altre categorie di consumatori messe insieme? Gli obiettivi finanziari dei Millennial sembrano essere cambiati in questo decennio. Risparmiano il 36% in più dei loro stipendi annuali rispetto alle generazioni precedenti, il che potrebbe significare che non spendono tanto per prodotti come il vino. O forse si stanno preparando per diventare i grandi spenditori del futuro?». L’espressione di nuovi punti di vista su questo argomento e il confronto diretto con Joe Fattorini saranno possibili – e incoraggiati – il 26 novembre, alle ore 11:00, in occasione di wine2wine.